Filastre è uno strillo
cantilenato, l’attimo dopo il conato di vomito, il respiro della donna in travaglio,
la voce stonata e metallica di HAL 9000 che, in 2001 Odissea nello spazio,
canta “giro giro tondo” mentre viene disattivato. È quello che può sembrare
sollievo al dolore, un sollievo da ricercare a seguito di un incidente o un
trauma. Qui si rende necessario un analgesico fantastico, uno psicofarmaco, una
pozione (rigorosamente alcoolica) atta a far sì che la realtà di quel dolore
venga attutita e mascherata. I reduci dagli incidenti, i personaggi di
Filastre, sono ceffi bugiardi, perdenti, maltrattati e fuori luogo; spesso
incapaci di crescere e di essere amati, esiliati nelle terre dei loro stessi
ricordi (i loro tesori, la loro poesia). Allo stesso tempo però sono teneri
eroi: nella loro determinazione, sicurezza ed ostinata assenza di ricerca del
compromesso col sociale; sono piccoli grandi masochisti sentimentali che tanto
più sono soli e tanto più sono completi, nonostante in questa solitudine prenda
forma e voce la loro follia. Il disegno mostra su fondi indistinti dei
dettagli, oggetti, volti anonimi ed appena accennati eppure vivi ed in
movimento attraverso un tempo bloccato che li carica di peso. Sull’immagine del
tempo fisso batte l‘aritmia della narrazione, quella del passo del matto nella
casa di cura, la scansione della rima: quella del sé bambino che non si riesce
ad abbandonare. In tutto questo l’anestesia fa il suo effetto, conserva il
sorriso nell’aria di brindisi e festa (ancora) fuori luogo come la voce che
canta. Una prigione imbandita, dove manie e fissazioni diventano protagoniste
di una trama la cui “crisi” consiste nel passaggio dall’età infantile a quella
adulta (l’incidente, il trauma). Una crisi senza soluzione e senza lieto fine.
Solo la ciclicità della vita e l’immanenza del tempo creano una crepa da cui
filtra della luce: un adulto che genera un’infanzia che verrà a sua volta
lasciata andare prima di generarne una nuova: perdendo il pio per il proprio
poi. E così via... e così sia…
Istruzioni
Questo è un libro mobile che
prevede una partecipazione fisica e diretta da parte del lettore. Ogni Filastra
ha una sua “posizione”. Qualcuna va letta in orizzontale (tenendo il libro
diritto o al rovescio) e qualcun’altra in verticale. Per una corretta fruizione
ruotate il libro ad ogni voltata di pagina seguendo la naturale direzione del
testo, oppure - se preferite - spostate il vostro punto di vista muovendo voi
stessi attorno al libro. Pronti?! Buon giro a tutti. Cosimo
Gianni De Blasi - Classe 1979. Ha frequentato studi
legati al cinema e all'audiovisivoa corto e medio raggio. Attualmente dirige
prevalemtemente videoclip e spot pubblicitari. Scrive filastre dal 2003 dopo
essere riuscito a comprare una penna a Roma sulla Magliana.
Francesco Cuna – Classe 1978. Ha studiato grafica pubblicitaria e si è
laureato in pittura. Pennelli, matite e computer continuano ad essere i suoi
strumenti. Soffre di allucinazioni di natura ultraterrena alla sola vista di
tavolini in stile retrò.
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