“Come è nato il vostro progetto? - “Partiamo
da dove non è nato: dal mondo del fumetto. Nessuno di noi, in casa editrice, è
disegnatore, nessuno è sceneggiatore di storie per immagini. Nessuno, insomma,
è un “esperto” di fumetti, al massimo puntiamo a essere dei discreti lettori.
Ecco, forse il nostro progetto editoriale nasce da una più generale e condivisa
passione per la narrazione, unita al piacere (un po’ perverso e ostinato, di
questi tempi) di raccontare la realtà che ci circonda. Credo che questo, a ben
vedere, ci abbia più avvantaggiati che il contrario, perché ci ha costretti a
essere curiosi, pieni di dubbi, attenti a ogni particolare. Come accade quando
si ha di fronte qualcosa di nuovo e affascinante.”
In che modo lavorate? - “Il nostro lavoro
viene spesso paragonato a ciò che si fa in una redazione giornalistica. Si
buttano sul tavolo delle proposte per delle storie che ci piacerebbe raccontare
ai lettori, si valutano una per una sulla base di fattori a volte molto diversi
l’uno dall’altro (il potenziale interesse per il lettore, le possibilità di un
riscontro mediatico, la fattibilità tecnica e così via), poi si raccolgono
materiali di prima documentazione (foto, articoli, libri, film, atti
processuali, sopralluoghi, interviste), quindi si comincia a pensare a chi, fra
gli autori che abbiamo conosciuto, potrebbe essere la persona giusta per
provare a scrivere o disegnare quella particolare storia. A ben vedere, è un
mestiere che ha molti punti in comune con quello di chi si prepara a realizzare
un film documentario su un particolare accadimento.”
Chi siamo - BeccoGiallo
Perché scegliere di raccontare realtà, spesso
delicate, attraverso il fumetto? - “Perché raccontarle attraverso il cinema o
la televisione, allora? Il fumetto per noi non è un genere (o peggio, un
sottogenere) di qualcosa d’altro (cinema?). Il fumetto è niente più e niente
meno che un linguaggio, esattamente come la musica o la televisione:
banalizzando, è un sistema strutturato di segni (verbali e non verbali) che, al
pari degli altri linguaggi, può essere utilizzato (da qualcuno) bene oppure
male (secondo qualcuno), per intrattenere, per informare, per fare propaganda,
per altre cose ancora fra cui per provare a raccontare la realtà in cui
viviamo. Per noi, in potenza, non ci sono realtà più delicate di altre. Lo è il
delitto Pasolini come l’odissea di un giovane operaio che decide di volersi
“sbattezzare”. Se mai, ci accorgiamo che alcune realtà possano interessare,
mediamente, più persone di altre.”
Credete che il fumetto, come forma di
giornalismo (di cronaca, di reportage, di inchiesta), possa avere un futuro?
Possa allargarsi ad un pubblico più ampio? - “Crediamo di sì. Gli esempi del
Pulitzer assegnato ad Art Spiegelman, i lavori di Joe Sacco e Marjane Satrapi
sono segnali incoraggianti. Come lo è il livello crescente di attenzione
mediatica che riscuote la narrazione a fumetti. Certo, la domanda di fumetto in
Italia non è paragonabile a quella di altri paesi, però la sfida degli editori
è quella di provare a produrre proposte editoriali convincenti, nuove, fatte
con onestà e con rigore.””
Qui
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